mercoledì 28 dicembre 2016

Addio a Minucci, storico appassionato Grifone d’Oro e massimo esperto di Usi civici, si è spento a 90 anni. Un anno fa trascrisse Dante nella grafia del ’500



GROSSETO. In questi mesi portava avanti una ricerca sui cavalieri del Santo sepolcro e tempo fa si era cimentato in un’altra opera imponente: la trascrizione in cancelleresca, la grafia del Cinquecento, dell’intera Divina Commedia. Ci si era messo d’impegno con tutte le sue energie e arrivato alla soglia dei 90 anni non mollava. Un lavoro svolto con la tipica cura maniacale e perfezionista che infondeva in ogni cosa.

Studioso di storia locale, esperto d’orologeria antica, tenace ricercatore che non ha mai smesso di esplorare il passato in tutte le sue forme, Giotto Minucci si è spento a 90 anni all’ospedale di Grosseto. Già Grifone d’Oro 2011, autore di saggi e opere sulla storia e tradizioni di Grosseto e della Maremma, è stato «un uomo saggio che ha sempre messo a disposizione di chiunque - come lo descrive la Corale Puccini - le proprie conoscenze e, secondo una definizione forse desueta, un uomo buono»: è la stessa Corale a stringersi ai familiari di lui, in particolare alla moglie, ai due figli Eugenio e Paolo e ai nipoti in un abbraccio affettuoso. Ma non è certo l’unica. L’intera città piange quest'intellettuale rigoroso e attento che ha mantenuto sempre intatto l’amore per la conoscenza unendovi un talento creativo tutto suo. Il funerale è stamani alle 10,30 nella Cattedrale di San Lorenzo.

Classe 1926, nato a Montepescali, il maestro è stato un fecondo studioso della storia locale: sue moltissime pubblicazioni tra cui “La città di Grosseto e i suoi vescovi”, “I grandi usurpatori di campane da Napoleone a Mussolini”, “Un sigillum del XIV secolo” e la straordinaria “L’ultima ghigliottina della Maremma” solo per citarne alcune; quest’ultima un’opera che getta luce su uno spaccato di storia narrando la strage della famiglia Tacchia (avvenuta la mattina del 16 giugno 1821 nei boschi di Montepescali) e ricostruendo con minuzia il processo penale che ne seguì. Con fresca attualità il libro mette in risalto l’abolizione della pena di morte avvenuta in Toscana il 30 novembre 1786 con il Granduca Pietro Leopoldo. Alcune opere di Minucci sono diventate capisaldi del settore, depositate nella libreria del Congresso degli Stati Uniti, nelle biblioteche nazionali di Roma e Firenze e nelle principali università italiane e straniere.
All’impegno per la ricerca Giotto ha alternato lo studio dell’orologeria antica (arte di cui era un maestro) o quello delle tecniche di riproduzione su pergamena di codici manoscritti. Negli ultimi anni si era dedicato anima e corpo alla trascrizione in cancelleresca, la grafia del Cinquecento, dell’intera Divina Commedia. «Ho iniziato il 7 maggio 2007 - ci raccontò un anno fa - affidandomi alla Madonna delle Grazie. All’inizio non pensavo data la mia salute di riuscire a trascrivere tutte e tre le cantiche e mi sono limitato a una parte dell’opera»; poi la passione e la tenacia hanno avuto il sopravvento sugli acciacchi facendogli completare la Commedia: 850 pagine scritte come un vero amanuense del passato, su carta pergamena.
Risale a un anno fa la presentazione in pubblico di questa mastodontica opera nella sala consiliare del Comune dove Minucci mostrò al pubblico i suoi tre faldoni e gli strumenti di lavoro: la pergamena, i pennini, il temperino, gli inchiostri e la falsariga. A gustarsi l’evento il sindaco Emilio Bonifazi e don Franco Cencioni, amico di Giotto con cui ha condiviso gli studi nel seminario di Grosseto, la famiglia e tanti grossetani che non hanno voluto perdersi l’occasione. Un impegno tra l’altro alternato con la tecnologia dato che - come sottolineò Rossano Marzocchi della Pro loco - «Giotto Minucci è un amanuense ma se la cava benissimo anche col pc». L’incontro in Comune era stato il giusto tributo a uno studioso a cui Grosseto attribuì nel 2011 il massimo riconoscimento, quello del Grifone d’oro legato alle celebrazioni laurenziane; ma la calligrafia è stata solo una delle tante passioni dello studioso che nella sua vita si è occupato di tanti altri temi, tra storia, antica orologeria e usi civici.
Risale a luglio di quest’anno - dunque solo pochi mesi fa - una vittoria di cui andava particolarmente orgoglioso. Presidente emerito dell’Asbuc di Montepescali, Minucci ha cantato vittoria per essersi visto riconosciuta dalla Cassazione la sua battaglia per il riconoscimento dell’estensione a tutte le comunità intorno a Montepescali del diritto di poter usufruire degli usi civici. Per questi motivi e molti altri Giotto è stato un punto di riferimento notevole per la Maremma e le “sue” Montepescali e Braccagni, che l’hanno preso come instancabile esempio di vita, tenacia e rigore.
«Schietto, scrupoloso e tutto d’un pezzo, è sempre stato lo storico locale di Montepescali - lo ricorda commosso Edo Galli, ricercatore - Ha lavorato tantissimi anni con gli Usi civici e ne è stato il massimo esperto: ogni volta che c’erano cause pendenti interpellavano lui. Era lui il massimo conoscitore della materia e anche per me, cultore delle tradizioni, è stato un potentissimo
stimolo. Anche di recente - continua Galli - sono stato da lui: mi aveva chiesto la cortesia di andare a visionare le pietre scolpite sulla facciata della casa di Giuseppe Braccagni, di cui proprio Giotto aveva scoperto le origini: non era di Montepescali ma di San Casciano Val di Pesa».
Elisabetta Giorgi






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