LA CAMERA DEI DEPUTATI HA APPROVATO IN VIA DEFINITIVA LA LEGGE SUI
DOMINI COLLETTIVI.
Rafforzata la tutela ambientale dei più importanti patrimoni
naturali italiani, a vantaggio delle comunità che da sempre li hanno
amministrati, gestiti e sviluppati secondo regole millenarie all’unico scopo di
riconsegnarli in tutto il loro valore alle generazioni future.
A novant’anni dalle leggi che ne imponevano la liquidazione
il legislatore riconosce piena dignità e vita ad una storia vivente della
nostra Italia. I Domini Collettivi sono la testimonianza di una storia vivente,
di una storia vissuta in tempi lunghissimi, con itinerari che possono
tranquillamente farsi risalire a momenti assai precedenti alla modernità e che
si perdono spesso in età assai remote. Non è un legislatore che li ha creati,
né ci sono leggi degli Stati all'origine della loro costituzione. È vero
esattamente il contrario: legislatori e leggi si sono mossi unicamente per
sopprimerli, o, almeno, per soffocarli, per arginarli, per alterarne la
struttura in corrispondenza dei nuovi modelli ufficiali della società borghese.
La Camera dei Deputati (relatore On.Romanini) ha oggi trasformato in legge il
ddl 4522 già approvato al Senato il 31 maggio scorso (primo firmatario sen.
Pagliari). Proprio come al Senato la votazione è stata unanime per riaffermare
l’importanza di questi soggetti giuridici nell’ordinamento italiano a tutela e
difesa dei più pregiati patrimoni ambientali italiani. Non si dovrebbe mai
dimenticare che questi Domini Collettivi costituiscono la voce genuina di
popolazioni, che grazie ad essi hanno sopravvissuto e che in essi hanno
trasfuso il proprio segno tipico, il proprio costume, identificandosi
addirittura in essi. Essi sono la voce di quegli strati profondi della società,
che non hanno scritto la storia moderna, che non hanno fatto la rivoluzione
francese, di cui non c'è traccia nei Codici Civili moderni, di cui c'è traccia
soltanto nelle leggi che ne hanno tentato una sbrigativa ed indistinta
liquidazione. Nel 2010 l'ISTAT, con la collaborazione della Consulta Nazionale
della Proprietà Collettiva, ha censito nell'ambito del Censimento
dell'Agricoltura le proprietà collettive su tutto il territorio nazionale,
indicando come dei quasi 17 milioni di ettari di terreno agricolo in Italia,
ben 1,668 milioni di ettari (il 9,77%) risulta appartenere a “Comunanze,
Università Agrarie, Regole o Comune che gestisce le Proprietà Collettive”. -
50.000 100.000 150.000 200.000 250.000 300.000 350.000 Di queste, sempre
secondo i dati ISTAT, l'82% sono ubicate in montagna, il 16% in collina e il 2%
in pianura. Nella Provincia Autonoma di Trento l’estensione dei domini
collettivi raggiunge il 42% della superficie dell’intero territorio
provinciale, mentre in Abruzzo giunge al 49%. I domini collettivi sono
distribuiti su tutto l’ambito nazionale, per quanto sull’arco alpino trovino la
loro massima estensione e presenza. La fonte di queste realtà giuridiche è
l'uso, ossia una fonte che viene dal basso e che esprime le esigenze, gli
interessi, i valori circolanti in basso all'interno di comunità locali. Il
ripetersi costante di comportamenti osservati da piccoli gruppi locali riflette
questa adesione particolaristica ai luoghi, alle cose, esprime genuinamente
l'attività quotidiana che si svolge in zone delimitate, restando impressionato
dalle qualità geologiche, agronomiche, climatiche di luoghi particolari, da
costumi particolari, da storie particolari di etnie particolari. È per questo
motivo che la legge non utilizza il termine generico 'usi civici', perché è un
vocabolo indeterminato utilizzato in maniera eccessiva ed assolutamente
incapace di restituire la multiforme ricchezza di un'infinità di usi locali
differenziatissimi. Il compito dei domini collettivi è quello di tutelare i
propri beni in modo efficace e duraturo, attraverso strumenti giuridici che si
caratterizzano nell’ordinamento italiano per una serie di vincoli alla
utilizzabilità del proprio patrimonio, il cui riconoscimento da parte della
legge è stato storicamente preceduto da una lungimirante limitazione sorta
nella maggior parte dei casi dalla libera scelta, autoimposta, dei titolari
aventi diritto al godimento di tali beni. Questo ordinamento dalle origini
antiche, stabilisce diritti collettivi di godere e di gestire il territorio. Un
ritorno al passato che diventa un’importante azione per il futuro, perché il
bosco, le risorse, le fonti ed il pascolo sono ricchezze fondamentali per il
territorio. È un patrimonio naturale, culturale ed economico a disposizione
della popolazione ed in comproprietà, da conservare e tramandare di generazione
in generazione, di padre in figlio. Lo stesso territorio appartenente alle
proprietà collettive viene, specie in alcune regioni, continuamente violentato
da interessi locali con una frenetica e continua aggressione al paesaggio e
diventa fonte di arricchimento per privati a danno della qualità della vita e
della salute della cittadinanza, determinando un nuovo oblio delle identità e
del patrimonio territoriale. Il conferimento di una personalità giuridica a
tutte le varie ipotesi di proprietà collettiva oggi esistenti nel nostro Paese
è uno dei più importanti risultati della legge sui domini collettivi oggi
approvata. La Consulta nazionale della Proprietà Collettiva, che rappresenta da
oltre dieci anni le istanze dei domini collettivi, intende aprire da oggi un
serio ed approfondito confronto con le Regioni per predisporre la normativa
applicativa della legge oggi approvata. Peraltro, vista per la natura dei beni
tutelati attraverso la proprietà collettiva, attraverso di essa si esaltano le
libertà economiche, pur con le connaturate limitazioni al trasferimento dei
beni immobili a destinazione agrosilvopastorale ed alla loro tutela ambientale.
Possono essere portati molteplici esempi di proprietà collettive che hanno
garantito lo sviluppo e la prosecuzione di attività economiche con ricadute
dirette e ampie su intere comunità e non distruggendo ma anzi esaltando i
preziosi ed unici beni ambientali che amministrano: uno dei 262.821 202.353
187.252 552.038 452.464 319.600 - 100.000 200.000 300.000 400.000 500.000
600.000 NORD CENTRO SUD zone geografiche - dati consulta SAU SAT casi più
evidenti ed eclatanti di questa realtà è quello delle Regole ampezzane,
proprietarie dei quattro quinti del territorio del Comune di Cortina d'Ampezzo
e gestori del parco nazionale delle alpi bellunesi, ma non possiamo dimenticare
le Asuc Trentine, le Comunalie parmensi, le Magnifiche comunità di Spinale e
Manez e di Fiemme, la Partecipanza di Trino Vercellese, le Università agrarie
del Lazio, le Partecipanze Agrarie Emiliane, le Comunanze agrarie umbre, le
vicinie e le jus friulane, dal Carso Triestino alla Val Canale.
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